La Villa Perduta

Giardino segreto Villa Veneta

VILLE VENETE E CASTELLI: LUOGHI CON IL CUORE

Ogni giardino, ogni villa, ogni castello che racchiude storie di un tempo passato merita di essere conservato, di essere rispettato. Perché la bellezza non è solo nei muri, ma nei ricordi, nelle risate e nei sogni di chi ha amato ed ama quei luoghi con il cuore.

 

Da bambina, vivevo in un appartamento con la mia famiglia, vicino a una Villa Veneta, antica e misteriosa. Non avevamo un giardino, quindi, nei lunghi pomeriggi d’estate, giocavamo per le strade del quartiere. I miei fratelli e i compagni di gioco erano appassionati di calcio, ma io, da aspirante principessa, avrei preferito passatempi più nobili. Nonostante fossi la più piccola e l’unica femmina, finivo sempre per far parte della squadra, anche se, in panchina!

Un giorno, il mio tiro maldestro fece volare la palla oltre il grande cancello della villa. Tutti si arrabbiarono, e io, tremante, dovetti suonare il campanello. Il cancello era imponente e la villa nascosta tra gli alberi mi terrorizzava. Si diceva che fosse stata costruita nel Settecento da una nobile famiglia veneziana e che l’ultima discendente fosse un’anziana vedova senza figli, che nessuno aveva mai visto. E ora, io sarei stata la prima!

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Dopo un’attesa interminabile, il cancello si aprì con un suono sordo. Con il cuore che batteva forte, varcai la soglia e, per la prima volta, entrai nel giardino della villa. La veneranda signora non era una strega, ma una dolcissima contessa novantenne, che soffriva di solitudine. Mi sorrise e mi invitò a giocare nel suo giardino, ed io, curiosa e felice, la seguii.

Mi accompagnò nel giardino segreto della villa: si trattava di un incantevole parco romantico all’inglese. La lussureggiante vegetazione e gli anni di incuria, ne avevano cancellato l’ingresso, che andava scoperto tra le fronde dei salici piangenti. Era un luogo magico: gli alberi secolari da cui filtravano i raggi di sole, il silenzio perfetto rotto solo dal cinguettio degli uccellini, un grazioso specchio d’acqua con un piccolo ponticello in legno, che conduceva ad una vecchia panchina. Il parco della villa diventò la mia seconda casa: ogni volta che mi sedevo lì, sentivo che il tempo rallentava, come se il vento stesso sussurrasse dolci melodie dei secoli passati.

Quel luogo non era solo fatto di pietra e legno. No, aveva un’anima. Ogni pietra della villa, ogni statua che adornava il giardino, sembrava raccontare storie di altri tempi: storie di coraggiosi cavalieri che affrontavano battaglie, di eleganti dame che sussurravano segreti sotto il chiaro di luna, di amori proibiti che sbocciavano all’ombra degli alberi e di intrighi che si intrecciavano come viti selvatiche. Le antiche mura, coperte di edera, sembravano custodire i segreti di mille avventure. In quel giardino, tra il profumo delle rose e il rumore dolce delle foglie mosse dal vento, ogni angolo era intriso di storie che prendevano vita e mi parlavano. E così, giorno dopo giorno, la panchina divenne il mio rifugio segreto. Sedendomi lì, sentivo che il giardino non solo custodiva i ricordi del passato, ma anche i sogni di chi sapeva ascoltare.

Un brutto giorno suonai il campanello della villa e nessuno mi aprì. L’anziana contessa era stata ricoverata in ospedale e da lì a pochi giorni morì. La notizia mi colpì come un fulmine e la tristezza non finì lì. In poco tempo il destino della villa cambiò: la proprietà venne venduta ad un costruttore della zona che, in men che non si dica, disboscò l’area, abbatté la villa e costruì una moderna e confortevole palazzina residenziale.

Il mio cuore si spezzò in mille pezzi. Sentivo che il mondo stava perdendo qualcosa di unico, qualcosa che non poteva essere sostituito. Fu in quel momento che feci una promessa: dovevo proteggere quei luoghi nobili e speciali, quelli pieni di bellezza, gentilezza e armonia, che arricchiscono i nostri cuori e ispirano le nostre menti.